Palazzo del Governatore
Una domus comunis compare sin dal 1233, a pochi anni dalla rifondazione del comune del Monte, avvenuta nel 1231-1232: nell’agosto del 1231, l’insediamento non era ancora ripreso (ma era forse già in fase di progettazione), mentre nel luglio dell’anno successivo il comune di Mondovì ottenne un prestito dai Bressano. I pochi atti comunali degli anni ‘30 non chiariscono le forme di governo, né l’eventuale presenza di podestà forestieri e la loro provenienza. Alla precoce costruzione del palazzo comunale non corrispose una continuità di utilizzo. Dopo il 1231, occorre aspettare quasi cinquant’anni perché, nel 1282 (in domo in qua celebrantur consilium), si torni a menzionare la domus: anche se non si può escludere che alcuni degli atti comunali rogati genericamente in Monteregali fossero stati stipulati in tale edificio, la reticenza della documentazione è senz’altro significativa della scarsa rilevanza del palazzo pubblico nei paesaggi monregalesi del potere. Si osservi che la ricomparsa della domus avviene in un periodo di vivaci trasformazioni istituzionali. Al termine della dominazione angioina (1276), il comune aveva deciso di reggersi attraverso consoli. Nel 1277 era ricomparso il podestà, che continuava a riunire il consiglio nelle case di privati. Nel 1282, nell’anno in cui compare la domus comunis, scoppiò una lite con il vescovo di Asti, che rivendicava diritti signorili sul borgo e che intendeva obbligare il comune ad accettare un podestà da lui nominato. Il governo civico, affidato durante la latitanza della nuova guida a 18 sapienti, preferì tornare a un regime consolare. Tale periodo coincide, oltre che con un inasprimento dei rapporti con il presule astigiano, con una fase di polarizzazione del conflitto fra popolo e aristocratici: pochi anni dopo, nel 1288, compare la societas Sancti Donati. Il ripristino della sede comunale deve probabilmente essere ricondotto al momento dello scoppio del conflitto con il vescovo, forse già a opera dell’ultimo podestà monregalese prima della reggenza da parte dei 18 sapienti e dei consoli, all’interno di un percorso di rafforzamento dell’autonomia comunale rispetto all’ingerenza vescovile. Fra il 1233 e il 1282, i consigli monregalesi si tennero nella platea (1243 e 1266, sotto l’olmo), nella curia del vescovo di Asti (1260, in occasione degli accordi con quest’ultimo) e, più spesso, in abitazioni private che affacciavano sulla platea: in particolare la casa di Giacomo Grammatico negli anni Cinquanta del Duecento e poi quelle dei Fassone e dei Morozzo negli anni Settanta-Ottanta dello stesso secolo. È da notare che la casa dei Fassone è l’unica abitazione monregalese a essere qualificata, sin dal 1278, come palatium, persino nell’inchiesta del 1290 che elenca tutte le abitazioni prospicienti la platea: di tale edificio la documentazione menziona, oltre che i portici, anche una lobia al piano superiore (1277). Occorre invece attendere il 1301 perché, in un unico atto, la domus comunis sia definita come palazzo: “in palatio Montis Regalis ubi ius redditur”. Ad ogni modo, dal 1282 la domus si impone come luogo abituale per l’esercizio della giustizia, nello spazio porticato esterno, e per la celebrazione dei consigli comunali, di norma al primo piano. Anche sotto la seconda dominazione angioina (1305-1347) e i Savoia l’edificio continuò a ospitare le magistrature e i consigli del borgo. Risulta particolarmente problematico identificare l’originario palazzo comunale con l’edificio ora denominato Palazzo di Città (che, sebbene il municipio sia stato portato a Breo, ospita tuttora funzioni legate all’amministrazione comunale, tra cui l’Archivio Storico). Esso non infatti presenta evidenze materiali riferibili ai secoli XIII-XIV. Per quanto attiene alle strutture interne, il salone principale (posto al secondo piano rispetto al livello della piazza, ma a una quota ben superiore rispetto alla via adiacente verso Vico) ha un solaio ligneo con elementi intagliati databili agli ultimi due decenni del Quattrocento (Chieerici 2007, p. 63); al piano terreno massicce volte a botte non evidenziano strutture riferibili a portici o spazi in qualche modo caratterizzati. I fronti esterni hanno un omogeneo aspetto moderno; lungo la via Giolitti, nella parte di edificio più lontana dalla piazza e probabilmente aggregata alla cellula edilizia in un secondo tempo, risultano tracce di due finestre con ghiere decorate con mattoni stampati a tralci vegetali (Chierici 2007, p. 62 e scheda p. 151), riferibili a fasi costruttive di pieno XV secolo, probabilmente coerenti con il solaio interno. Sembra più convincente avanzare l’ipotesi che l’antico palazzo comunale debba invece essere ricercato nel cosiddetto Palazzo del Governatore. Collocato alla testata nord-ovest della piazza, esso opposto al Palazzo di Città, composto da due cellule, accorpate presumibilmente nel primo Cinquecento. L’edificio si trova nel settore urbano presso cui sorgono il palazzo episcopale (documentato dall’erezione della sede episcopale nel 1388), il convento dei Minori (attestato dal 1283) e la chiesa di Sant’Andrea (una delle dotazioni iniziali dell’infrastrutturazione ecclesiastica del borgo nuovo); di fronte, palazzi dei Morozzo e dei Faussone. L’analisi stratigrafica degli intonaci e delle murature della facciata ha portato a riconoscere elementi di architettura riferibili a un orizzonte cronologico di fine Duecento /metà Trecento e a ipotizzare una scansione dell’edificio su almeno tre livelli (Moro 2012): piano terreno porticato (due archi per ogni cellula, con caratteri diversi per la ghiera dell’arco), fascia marcapiano (di restano tracce delle mensoline di imposta degli architetti), livello intermedio con aperture archiacute (riconosciuti in fase di restauro elementi di ghiera piatta nell’edificio di destra, e di mattoni stampati a rombi a sinistra), fascia marcapiano di cui restano solo le tracce delle mensole e degli archetti spianati, livello superiore (elementi di ghiere laterizie complesse, con elementi torici, nell’edificio di sinistra), coronamento con fregio ad archetti pensili (stampi monolitici nella parte destra, conci stampati affrontati nella parte sinistra). In fase con il fregio ad archetti a sinistra, un intonachino su cui è riconoscibile una figura dipinta (Canavesio 2012, p. 18), un volto maschile con elementi piumati (ali di angelo?), relativa dunque probabilmente all’edificio originario. Il corpus di stemmi dipinti che hanno coperto, a più strati, la facciata dell’edificio consente di ipotizzare un ruolo pubblico fin dal Quattrocento, precedente la sua destinazione a sede del Governatore, probabilmente la sede del Vicario, eletto dal duca su una terna di nomi proposta dal comune a partire dal 1418 (Comino 2012, p. 64). Lo stemma più antico (in alto, edificio a sinistra, tra le due aperture) è di Corrado Beggiamo, saviglianese consignore di Sant’Albano, vicario nel 1462 e 1465; al di sopra, punta di uno scudo non identificabile (Gentile 2012, p. 72 e 78; legenda 7); altri quattro scudi collocabili tra gli anni settanta del Quattrocento e inizio Cinquecento sono sull’edificio destro (legenda 3, 4, 10, 15, 17). Uno di questi sarebbe riferibile ai Faussone, che non possono tuttavia essere stati vicari, essendo di origini monregalesi: Luisa Gentile ipotizza dunque che possano essere presenti anche stemmi di altri funzionari minori, come i sindaci, e i Faussone sono stati più volte sindaci: almeno nel 1540 è noto che la residenza del vicario corrisponde al palatium communis, sede degli organi del potere cittadino (Gentile 2012, p. 73, su Bresciano, Casu, Scarzella, p. 8: verificato: «nel catasto del 1540 [ASCM, Antico Catasto, 1540, Borgatto e Porta di Vasco, p. 186], dove l’unica proprietà comunale allora esistente nella piazza corrisponde all’edificio che qui più direttamente ci interessa, menzionato, in questo documento “palatium comunis”»; dimensioni solo deducibili da coerenze, in quanto non accatastato): difficile tuttavia ricostruire, a causa della lacunosità degli scudi, quale delle due cellule potesse essere originariamente la sede vicariale.
Autori
Andrea Longhi, Riccardo Rao
Nome | Palazzo del Governatore |
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Denominazioni antiche | palatium Montis Regalis domus communis |
Riconoscibilità | true |
Geolocalizzazione
Località | Mondovì |
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