Palazzo Comunale
La comparsa di una domus comunis avviene durante la seconda dominazione angioina: del 1309 è la prima attestazione e da quel momento l’edificio viene stabilmente utilizzato come sede del potere civile, sino a oggi. Sempre in età angioina, la struttura, che nei documenti pubblici è correntemente indicata – secondo un uso che sembra caratteristico dell’area e che forse è importato da Asti e Alba – come domus comunis, nei libri dei conti è chiamata palacium comunis (1328). Dalla fondazione del borgo, nel 1243, sino alla seconda dominazione angioina, gli atti del comune erano stipulati all’interno di edifici religiosi, sempre differenti: tanto le chiese parrocchiali di San Pietro (1259) e di San Gregorio (1277), quanto il convento di Santa Maria fratrum de Sachis (probabilmente il convento dei Predicatori, all’ingresso del borgo). Il palazzo era ubicato nel quartiere di San Martino, all’incontro degli assi viari (“in domo comunis eiusdem posita in Clarascho et in quarterio Sancti Martini, coheret via comunis a duabus partibus”). Sono documentati dal 1339 spazi porticati sottostanti, che il comune dava in affitto per i banchi di attività commerciali (“loerium bancorum quo tenebant sub porticu comunis ad ferram”): ne sono documentati ben 15. La presenza della torre, di cui è stata ipotizzata la creazione al momento della fondazione del borgo, è documentata, indirettamente, soltanto dal 1328, attraverso i pagamenti comunali per la custodia super palacium comunis, che ne conferma l’utilizzo come postazione di avvistamento, confermato anche dalle spese, del 1339, per l’acquisto di covi per comunicare con i segnali (“pro covis ad faciendum signa super palacium”). Nello stesso anno sono documentate spese per la costruzione di una bicocca lignea (“expensas facte causa faciendi bichocam palacii”). Un quaderno di conti di età viscontea attesta spese per la costruzione di scale per innalzare l’abitazione del capitano e all’interno della torre (“illi qui possuerunt scallam ad turrim comunis”), adibita ad abitazione del podestà. La torre civica (unica torre ammessa nel borgo: Bonardi 2003 Il disegno, p. 40) è posta al di fuori del filo costruito degli edifici sottesi agli assi rettori del borgo, al netto dei portici (la cui costruzione è esito di fasi differenti probabilmente non riferibili alle intenzioni iniziali), in modo da invadere lei sola quell’incrocio di strade che doveva altrimenti rimanere inedificato (Bonardi 2003 Il disegno, p. 40; Bonardi 2004, p. 42; Lusso 2015, p. 203): “la torre costituisce il perno fisico e simbolico della vita di relazione dell’intero territorio” (Bonardi 2003, Il disegno, p. 41). La torre ha altezza complessiva di m 36, ma la lettura delle stratificazioni murarie (riportate alla luce dopo stonacatura recente) non è evidente. La torre ha infatti subito diversi interventi, tra cui è citato in particolare quello sui pilastri lapidei del basamento (Quartiere 2004), riferiti da Francesco Voersio (Historia compendiosa, 1618, p. 77), nel corso del Cinquecento (Taricco 1993, p. 32) e, nella medesima occasione, nella parte superiore, ricostruita (Taricco 2001, p. 18). Rimane problematica l’interpretazione dell’arcata a due ghiere, adiacente al basamento della torre, lungo l’asse est-ovest (via Cavour), lasciata in vista dopo i recenti restauri, che potrebbe essere traccia di strutture porticate al livello del basamento (Taricco 2001, p. 17; Bonardi 2004, p. 42), ma che non presenta caratteri formali e materiali che ne definiscano la cronologia. La presenza dei basamenti lapidei della torre sagomati non solo verso la piazza (pilastri ovest), ma anche all’interno dell’attuale palazzo (pilastri est) sembra evidenziare che la torre fosse isolata anche verso il retrostante palazzo, almeno al momento della definizione dei pilastri del basamento, poi inglobati in strutture seriori. Sulla torre compare uno stemma gigliato, all’interno di una cornice quadrangolare, risalente probabilmente alla fine del Trecento, da identificarsi con tutta verosimiglianza con l’effigie degli Orléans. Sotto tale dominazione, il palazzo continuò a essere infatti il cuore del potere politico. Significativamente, il giuramento di tutti i capofamiglia a Louis d’Orléans avvenne nel 1387, presso il banco dove si emanavano le sentenze, sotto il palazzo comunale (“in terra Clarasci videlicet ad banchum iuris domini potestatis situm subtus domum communis Clarasci”).
Autori
Riccardo Rao
Nome | Palazzo Comunale |
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Denominazioni antiche | domus communis Clarasci |
Riconoscibilità | partly |
Geolocalizzazione
Località | Cherasco |
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