Antico Palazzo Comunale
Il comune di Saluzzo si sviluppa tardivamente – del 1255 è la prima attestazione – sotto lo stretto controllo della dinastia marchionale. Seguendo una tradizione diffusa nella maggior parte dei comuni dell’area, il consiglio civico si riuniva abitualmente, come risalta da documenti del 1280 e del 1286, in un edificio di culto “in foro sive plathea”: la cappella della pieve di Santa Maria. Sempre nella platea il comune ricevette nel 1299 da Manfredo IV le importanti franchigie che, pur ribadendo la dipendenza giurisdizionale dai marchesi, ne ampliarono in termini significativi le prerogative. La platea a Saluzzo – è bene ricordarlo – era ubicata all’interno del borgo, l’area di pianificazione urbanistica realizzata nel corso dei primi decenni del Duecento, che si impone come il nuovo cuore dell’abitato.
In un simile contesto gli spazi pubblici a cui il comune si appoggiava nella sua attività rimasero quelli disegnati dal governo marchionale. Gli ufficiali comunali, di nomina marchionale, a Saluzzo agiscono in più circostanze (nel 1291, nel 1308 e nel 1324) nel luogo dove si rendeva giustizia (“sub porticus domus ubi ius redditur”), uno spazio ubicato presso la casa di un tale Giacomo de Montealto e la domus marchionis sulla platea. Tale spazio era usato anche dai marchesi per i pronunciamenti giudiziari. È ancora più eclatante della subordinazione comunale agli spazi di impronta marchionale durante la prima metà del Trecento il fatto che nel 1337 il consiglio municipale, composto di circa quaranta membri, si riunisse nella domus di Tommaso II.
La comparsa della domus comunis è eccezionalmente tarda per l’area e risale al 1378, quando ormai diversi centri del marchesato, anche minori, avevano una loro sede del comune (Dronero 1327, Racconigi 1337). La costruzione riflette probabilmente una richiesta di particolare autonomia da parte del comune, che proprio in quegli anni aveva visto l’eccezionale comparsa di una società popolare, attestata per la prima volta nel 1371. Eretta nella platea, probabilmente dove ora si trova il palazzo comunale, la domus comunis si presentava, sul modello di altri edifici civici dell’area, come una casa solariata, con portici al piano terra. Al piano rialzato, come emerge da documenti del 1402 e del 1413, si riuniva il consiglio municipale (“super solarium ubi conscilia communitatis Saluciarum celebrantur”). Sotto il portico era invece ubicata l’appotheca scribanie domus comunis, un banco per l’attività notarile: considerato che uno scriba comunis a Saluzzo è attestato solo in alcune occasioni, non si può essere certi che la scribania fosse utilizzata soltanto da notai attivi per il comune e non anche da altri professionisti della scrittura. Sotto il portico compare anche, almeno dai primi decenni del Quattrocento, il banchum iuris, dove si esercitava la giustizia. Probabilmente nella prima metà dello stesso secolo fu anche elevata la torre.
Ai tempi di Ludovico I, attorno al 1460, fu promosso il rinnovamento dell’edificio pubblico. L’intervento, probabilmente effettuato sulle strutture esistenti della domus comunis e di cui non deve essere sopravvalutata la portata (l’ipotesi è proposta da Boidi 2003, p. 37, e ripresa dalla letteratura successiva, fino a Beltramo 2015, p. 151), avvenne entro il 1462 quando è menzionato un palacium novum communitatis Saluciarum. Al pari dell’antica casa del comune, esso era composto di un’area porticata adiacente alla platea, in cui erano ubicate, oltre alla scribania, una bottega dedicata alle attività commerciali, probabilmente affittata dalle autorità municipali, denominata apoteca mediocris (la bottega di mezzo). Era probabilmente sita al piano rialzato l’aula magna nominata nel 1474, voluta forse per accogliere le riunioni del consiglio comunale. A sottolineare la continuità con la precedente costruzione, l’edificio continuò a essere definito in più occasioni domus comunis fino agli anni Ottanta del Quattrocento, quando, forse a seguito di un più consistente progetto edilizio ai tempi di Ludovico II, esso cominciò a essere percepito quale palacium comunis o, addirittura, nel 1492, palacium novum Saluciarum, espressione che ben chiarisce come il centro del potere municipale fosse ormai considerato il palazzo per eccellenza della Saluzzo rinascimentale. Peraltro, il palazzo comunale era l’unico edificio saluzzese a essere indicato nella documentazione notarile e negli estimi come palacium.
La sistemazione quattrocentesca del palazzo avviene dunque sotto l’egida marchionale e si associa all’idea di società disciplinata promossa dai marchesi. È noto lo sforzo profuso dal Saluzzo per dare un nuovo volto alla capitale della sua dominazione. L’iniziativa architettonica, se si inserisce appieno nel piano di riordino urbanistico del borgo da parte della dinastia dominante. È significativo che gli interventi sulla domus sotto Ludovico I, avvenuti nel periodo 1460-1462, abbiano una significativa coincidenza cronologica con un importante provvedimento emanato nel 1460: in quell’anno Ludovico con un decreto stabilì quali famiglie saluzzesi dovessero essere ritenute nobili. L’analisi prosopografica delle discendenze nominate nel documento, effettuata da Luisa Gentile, ha mostrato la crescente identificazione fra la nobiltà e il servitium per il principe. A controbilanciare la decisione di premiare un gruppo di casate per lo più inserito nella corte, il marchese, promuovendo o forse soltanto autorizzando la costruzione del palazzo civico, si premurò di riconoscere il ruolo della popolazione di Saluzzo e l’apporto fornito per generazioni al governo della compagine territoriale da alcune stirpi di maggiorenti, dal rilevante peso economico, che erano rimaste escluse dalla nobilitazione. Si deve rilevare che all’interno del palazzo le armi dei marchesi erano rappresentate assieme allo stemma del comune, che proprio in quest’occasione viene raffigurato per la prima volta, con una figura araldica significativamente dipendente dall’effigie della casata dominante.
Consentendo la costruzione sotto l’egida marchionale del palazzo civico, Ludovico I e il suo successore Ludovico II rappresentarono sotto il profilo urbanistico un simile progetto, facendo convergere in maniera armonica attorno alla platea i più rilevanti luoghi del potere della compagine saluzzese. A monte gli spazi del principe, attorno a cui gravitava la corte e dove prendevano corpo le scelte politiche decisive: il castello, ampliato dallo stesso marchese con la costruzione della grande torre rotonda prospiciente la piazza. Più in basso, a essi subordinati, ma dotati di una propria vitalità, quelli dell’amministrazione municipale: il palacium comunis, frequentato da stirpi sia nobili, sia popolari.
L’analisi storico-documentaria e costruttiva dell’edificio è stata condotta da Emma Boidi (Boidi 2003) su un arco diacronico completo, in quanto la corretta individuazione delle fasi medievali richiede la lettura delle numerose stratificazioni e rifacimenti succedutisi tra il Cinquecento e l’ultimo restauro, completato alla fine degli anni Novanta del Novecento, restauro che ha riproposto un’interpretazione del volto quattrocentesco della fabbrica. Boidi interpreta la ricostruzione del 1462 ca. come riplasmazione, ampliamento e sopraelevazione delle strutture preesistenti, leggibile anche nella diversa qualità delle formelle in cotto (Boidi 2003, p. 37). La scala della torre garantiva la distribuzione verticale del complesso.
Riguardo alla torre, l’intervento di restauro del 1859 (Rossi 2003) ha compromesso la possibilità di un’analisi stratigrafica della base dell’edificio; è tuttavia lecito ipotizzare che la costruzione della torre precede la ricostruzione del palazzo comunale del 1462 ca., grazie ad alcuni rapporti stratigrafici rilevabili tra il tetto del palazzo e le finestre della torre; la parte inferiore della torre potrebbe essere del primo decennio del Quattrocento (Boidi 2003, p. 41) e, secondo l’iconografia storica, avrebbe potuto essere coronata da merlatura.
I lavori successivi più consistenti sono nel 1556 (sopraelevazione della torre), 1584 (ampliamento nord del palazzo verso piazza San Giovanni (non leggibile a causa del rifacimento del 1860), la decorazione pittorica della facciata da parte di Cesare Arbasia nel 1601, la costruzione del nuovo scalone di accesso nel terreno libero verso il Palazzo della Arti Liberali nel 1738 (scalone che sostituisce quindi la funzione della scala nella torre), l’inglobamento dei pilastri in nuove camicie, sempre nel 1738, le riplasmazioni interne e i tagli di nuove aperture in facciata che si succedono dal 1787 e per tutto l’Ottocento (vendita da parte del comune nel 1800), in particolare il tamponamento delle arcate al piano terreno nel 1830.
Autori
Andrea Longhi
Nome | Antico Palazzo Comunale |
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Denominazioni antiche | palacium novum Saluciarum |
Riconoscibilità | true |
Geolocalizzazione
Località | Saluzzo |
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